Oratorio della Crocetta

 Visitando questo sito scoprirai il passato,  il presente, di una piccola Chiesa,  ricca di tanta storia.

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Relazione storica

a cura del prof. Roberto Lambertini

A  partire dal sito su cui sorge, l’Oratorio della Crocetta, un piccolo edificio devozionale posto a pochi chilometri dall’antico abitato di Cento, ha una vicenda così antica e radicata nella comunità da poter testimoniare secoli e secoli di storia.

Alle origini

Posto in un’area extraurbana che secondo una tradizione locale nei tempi remoti del Medioevo era denominata “Tomba del Castaldo” ( probabilmente un semplice dosso in prossimità dell’antico alveo del fiume Reno), esso venne edificato probabilmente già prima del XIV sec. in una prima forma molto semplice - “locellus”secondo le fonti, forse un’edicola aperta sui lati con un piccolo altare - in un punto di incrocio tra due tracciati viari ( da cui probabilmente il toponimo).

Secondo quanto riportato dallo storico centese Gaetano Monteforti ( 1780), il sito divenne un punto di riferimento per la devozione locale intorno al 1371, in seguito alla trasformazione dell’area in lazzaretto di Cento, al deflagrare di una epidemia di peste.

Sul piano documentario le prime tracce compaiono però solo tra il 1388 e il 1390, quando forse fu riedificato - come potrebbe suggerire un documento trascritto nel 1769 dallo storico centese Gian Francesco Erri, un “breve” emanato dalla canonica di San Biagio dal Vescovo di Bologna Rolando da Imola, con il quale si concedevano quaranta giorni di indulgenza a chi contribuisse con opere o denari all’ampliamento ed all’abbellimento dell’Oratorio, il cui  altare, dedicato alla “SS.ma Croce, alla SS.ma Vergine Maria e a S. Antonio Abate” pareva già godere la fama di essere miracoloso.

La fioritura tra Quattrocento e Cinquecento

Con ogni probabilità dal 1454  vi officiò la Confraternita della  Santa Croce ( fondata dai frati domenicani) che non aveva altra sede in paese e certamente vi si recava per la processione penitenziale del sabato; furono forse i confratelli, dediti all’assistenza dei bisognosi ed alla auto-flagellazione, ad ispirare i soggetti degli affreschi absidali, con “San Domenico e San Pietro Martire in adorazione della Croce” ed una suggestiva “Pietà”, in cui  il Cristo morto in braccio alla madre presenta su tutto il corpo i segni feroci del flagello. Un documento del 1495 attesta indubitabilmente, come tradizione già assestata, l’esistenza di processioni  devozionali verso alla Crocetta.Quasi certamente il lavoro di decorazione ad affresco era iniziato prima di quell’epoca, ma  i  frammenti datati ancora visibili risalgono al periodo tra il 1491 ed il 1503. Di questo lavoro pittorico, teso a rappresentare le effigi della Madonna e dei santi più amati nel territorio per offrine le immagini alla preghiera votiva, restano ancora tracce significative, nonostante le gravi perdite dovute a parziali rifacimenti murari

Oltre alle pitture absidali e a due delicate Madonne con il Bambino che si fronteggiano sulle pareti  opposte dell’aula, sulla parete di destra sono ancora chiaramente leggibili almeno dieci riquadri in forma di tabellone votivo di media dimensione, tutti dipinti con figure di santi rappresentati secondo la loro iconografia tradizionale: San Francesco, Sant’Antonio da Padova (due volte), San Bartolomeo ( due volte), San Martino, San Donnino, San Giacomo, San Tommaso, un santo coronato. E, trattandosi di santi la cui devozione era diffusa non solo in ambito locale ma anche tra i pellegrini d’oltralpe, si rafforza l’ipotesi, più volte avanzata dagli studiosi, che l’Oratorio fosse posto su un antico e perduto tracciato viario per lungo tempo percorso durante i pellegrinaggi,

e che nei suoi pressi vi fosse una qualche struttura di accoglienza o di modesto riparo.

Realizzati presumibilmente da diversi frescanti popolari ( ipotesi appoggiata da Cesare Gnudi, in un  sopralluogo), questi affreschi rifiniti a secco risentono fortemente dell’ambito culturale del rinascimento emiliano e veneto; nella loro semplicità, nell’immediatezza delle immagini, nella forza espressiva, nell’ impaginazione un po’casuale, essi costituiscono un complesso di toccante suggestione e di notevole rilevanza documentaria.

 

Il Seicento

Più di un secolo dopo, la Crocetta riemerge nel 1613 da alcune brevi note della Visita pastorale del cardinale Alessandro Ludovisi. Nel 1661 compare nel catasto tra i beni appartenenti alla Confraternita della S. Croce.

  

Il Settecento

 Nel 1755, il cappellano curato di Penzale, Don Lazzaro Calcei, compilando un inventario dei beni, nomina l’esistenza della Crocetta, rimarcando che però essa non è sottoposta alla giurisdizione parrocchiale, ma alla Confraternita della Santa Croce., Della seconda metà del Settecento è anche un testamento che rivela il perdurare delle processioni annuali alla Crocetta, compiute dai Confratelli della Santa Croce. Le processioni sono attestate fino al 1798, già in piena tempesta rivoluzionaria e cessano solo con la soppressione napoleonica. Nel corso del Settecento, quando ormai l’oratorio era pervenuto alla proprietà di privati, si intervenne sulle pareti e sulle strutture portanti, rifacendo il tetto, modificando le aperture laterali e tamponando la finestra circolare dell’abside, la cui struttura poligonale gotica è invece rimasta inalterata. Ma furono gli interventi interni ad avere più peso per l’attuale lettura dell’Oratorio: a quest’epoca sembra infatti risalire una ridipintura rosa a grandi campiture inserite in semplici finte architetture,  l’estesa copertura delle zone dipinte, in origine più ampie di quelle oggi scoperte ( come attestano i primi sondaggi stratigrafici). A quest’epoca risale anche l’altare in stucco a finti marmi policromi.

 
Dall’Ottocento al Duemila

 Nell’Ottocento, con la Restaurazione, l’Oratorio perviene in mano di privati. Le visite pastorali ne denunciano lo stato di abbandono. Un progetto di restauro dell’architetto Maurizio Mallarini, redatto a fine Ottocento, non fu posto in atto. Alcuni interventi documentati risalgono agli inizi del Novecento:  venne rifatta la facciata, completamente ricostruita in forme neo-gotiche con un portale archiacuto sul quale i segni dell’alfa e dell’omega sono in relazione con una doppia stella di David posta al centro del rosone. A questo momento sembra risalire anche l’intonaco esterno ( cocciopesto lavorato  a finta pietra a vista), poiché i mattoni visibili sotto le porzioni distaccate sono incisi con iniziali, nomi e date sette- ottocentesche, mentre negli anni sessanta un ulteriore intervento ha malauguratamente visto l’inserimento di cemento alla base delle pareti e nelle crepe verticali dei muri, e la rettificazione della strada statale di fronte all’ingresso ha completamente privato l’Oratorio del suo sagrato.

 

Dopo molti anni di grave abbandono, nel 2001 – grazie alla donazione del bene alla Parrocchia di Penzale -  la “riscoperta” dell’Oratorio ha finalmente permesso di  leggerlo come una delle emergenze artistiche e documentarie più significative del territorio. L’apertura del cantiere di restauro, e il conseguente impegno di storici e ricercatori nel tentare di ricostruirne la vicenda e l’identità nel quadro della storia dell’arte e della religiosità locali, stanno offrendo una serie di indizi ed informazioni molto coinvolgenti per tutta la collettività cittadina, a partire dagli studenti, ai quali vengono rivolte specifiche attività didattiche. 

 

Al momento i lavori di restauro hanno previsto il rifacimento della copertura ( imprescindibile per la salvaguardia dell’edificio e degli affreschi) e i sondaggi archeologici sotto il pavimento ( dove sono stati ritrovati una sepoltura molto antica, numerose monete e frammenti metallici, tracce delle antiche fondazioni e migliaia di frammenti di affresco, ora allo studio). In questo momento è in corso il restauro del paramento murario esterno, con ripristino delle antiche stuccature a vista. 

 
Riferimenti

 

Antonio Samaritani, Religione popolare e riforma cattolica nella Cento pretridentina (aa.1423-1539), Ferrara 1975

Antonio Samaritani, La societas devotorum di Cento e il suo ospedale nei secoli XIII-XVI, in L’Ospedale di Cento nei secoli, Studi, documenti, iconografia, Cento 1975, pp. 9-43.

Lorenzo Lorenzini, L’oratorio della Crocetta e la confraternita di Santa Croce, in “Terra di Cento” 1 (2001), pp. 62-72

V. Tassinari – R. Lambertini, Una preziosa eredità d’arte e devozione: il recupero dell’Oratorio della Crocetta di Penzale, in “La Pianura” settembre 2002, n. 2, pp. 74-76.

B. Balboni, Studi inediti




Lavori di restauro scientifico e conservativo